Sulle rivalse dell’INPS inaccettabili ritardi del Ministero, istituti e dirigenti lasciati alle prese col problema senza alcun supporto
Molti istituti scolastici stanno ricevendo in questi giorni richieste da parte dell’INPS che rivendica il pagamento degli interessi conseguenti al supposto ritardo con cui sarebbero stati comunicati i dati occorrenti per la liquidazione di TFS/TFR.
La CISL Scuola era già intervenuta sulla questione con una nota indirizzata all’Amministrazione molto tempo fa, addirittura il 10 gennaio 2024, accompagnata da un documento (vedi allegato) che conteneva osservazioni di merito rispetto alla legittimità della richiesta.
Il 25 gennaio, in coda ad una riunione presso il ministero, la CISL Scuola aveva sollecitato nuovamente un incontro per discutere delle richieste di recupero degli interessi di rivalsa da parte dell’INPS. L’Amministrazione in quell’occasione aveva dato ampie rassicurazioni che il tema sarebbe stato affrontato a breve.
È stato però necessario attendere il 23 aprile 2024 per veder posto all’ordine del giorno l’argomento, in un incontro al Ministero tra i sindacati e il Dipartimento per le risorse finanziarie e strumentali per una informativa sullo stato di avanzamento del Piano di semplificazioni amministrative avviato lo scorso anno.
In tale circostanza il Ministero, pur sostenendo la propria estraneità nella vicenda, dichiarava di aver aperto una interlocuzione con INPS per valutare le diverse casistiche, impegnandosi inoltre a fornire una nota con chiare indicazioni operative per gli istituti scolastici. Nonostante ripetute sollecitazioni, di questa interlocuzione e della nota che era stata annunciata, non si è avuta alcuna traccia.
Nel frattempo, il fenomeno delle richieste di pagamento dilaga, interessando progressivamente tutte le regioni e lasciando le scuole alle prese col problema senza alcun tipo di supporto.
La CISL Scuola ha già richiesto nuovamente un intervento al direttore generale per le risorse e considera ineludibile una sollecita risposta, visto che sono trascorsi ben sette mesi dalla prima segnalazione formale all’Amministrazione. In assenza di riscontri fattivi, si vedrà costretta a porre la questione al più alto livello politico, chiamando in causa direttamente il Ministro.