I sindacati a Bianchi: “Dia i dati dei contagi, serve uniformità di indirizzo”
Roma, 16 feb. (askanews) – Con il diffondersi delle nuove varianti del Coronavirus in Italia, per contenere la curva dei contagi alcuni scienziati hanno proposto un altro lockdown nazionale. Grande attenzionata torna la scuola, perché sembrano aumentare i casi di contagio tra i bambini e i pre adolescenti, nelle scuole primarie e delle secondarie di I grado che finora, da settembre, sono rimaste sempre aperte e tutto sommato risparmiate dalla pandemia. Ecco così che potrebbe tornare, a livello regionale, la possibilità di un’altra chiusura degli istituti: non solo, di nuovo, delle superiori, ma anche dei “mini lockdown” mirati per le classi dei più piccoli. E’ uno dei primi dossier da affrontare per il neo ministro Patrizio Bianchi, ma per i sindacati della scuola, intervistati dall’agenzia Askanews, “la scuola in presenza resta la via maestra da difendere“, anche se “bisogna fare i conti con le varianti e un’eventuale evoluzione della pandemia“: nessuna preclusione quindi a nuove chiusure, ma sulla base di “dati reali” sui contagi in classe, secondo un criterio di “trasparenza” che deve aggiungersi a “decisioni uniformi” a livello nazionale. Per Francesco Sinopoli, Flc Cgil, “è indispensabile un vero monitoraggio efficace sui dati dei contagi, che è sempre mancato sulle scuole. Per fare delle scelte servono dati certi e noi non li abbiamo da mesi: è un punto di partenza indispensabile, non si può andare a caso. Oltre al monitoraggio, serve un aggiornamento dei protocolli di sicurezza e una verifica attenta delle condizioni epidemiologiche. Aspettiamo di essere convocati dal ministro Bianchi“. “La situazione si sta complicando. In diverse regioni il contagio sta attraversando le scuole che hanno sempre tenuto i battenti aperti, infanzia, primaria e secondaria di I grado: questo ci preoccupa notevolmente“, avverte Maddalena Gissi, Cisl Scuola: “Ma sull’idea di chiudere completamente le scuole Bianchi deve cambiare l’approccio al problema: deve essere un approccio congiunto di tutte le forze di governo, con il coinvolgimento della Conferenza Stato-Regioni e dell’Anci. Le decisioni vanno uniformate, altrimenti la scuola sarà sottoposta a una sorta di parcellizzazione o ‘effetto spezzatino’ tra pareri dei Tar, delibere delle Regioni e decisioni delle Asl“. “Inoltre – prosegue Gissi – abbiamo bisogno dei dati. Se c’è una cosa da cambiare in maniera radicale è la trasparenza, con dati rilevati in modo uniforme, per fornire una vera fotografia dello stato delle cose, non un racconto o un’interpretazione. Chiediamo chiarezza e un forte dialogo interistituzionale. Crediamo che Bianchi potrà essere il garante di una proposta equilibrata e uniforme“. Pino Turi, Uil Scuola, è sulla stessa linea: “Ci sono troppi scienziati per poterci aggiungere anche noi a loro. Serve che il governo decida e se c’è anche l’ipotesi di allungare l’anno scolastico lo deve fare sulla base di un programma organico. Il personale è mandato allo sbaraglio, senza una garanzia della sicurezza personale. Chiediamo un programma con la riapertura di tutte le scuole in sicurezza, poi se c’è bisogno di recuperi tra giugno e settembre lo decidono le scuole. Servono idee e risorse dal governo: non vedo nessuna delle due. Nelle scuole c’è un clima pesante di incertezza e sicurezza, per noi nel programma di Bianchi ci sono tre cose urgenti: gli esami di Maturità da varare al più presto; la sicurezza sanitaria con dei presidi, tramite i fondi del Mes; una soluzione del precariato immediata per consentire un avvio del prossimo anno scolastico in presenza per tutti i docenti“, conclude il sindacalista.