Gissi: sul tempo pieno non bastano battute a effetto
Ragionare sul tempo scuola è fondamentale, ma non lo si può fare per battute a effetto, disancorate dalla realtà dei fatti. Alcuni dati, con l’intento di contribuire a ricondurre sui giusti binari la discussione, sempre che la si voglia fare seriamente. Nell’a.s. 2017/18 le classi di scuola primaria, in Italia, erano 130.462. Di queste, adottavano il tempo pieno 43.804, cioè il 33,6% del totale. Il dato mette tutti in condizione di calcolare quale sia il fabbisogno di personale per una ipotetica generalizzazione: a spanne, per portare al tempo pieno le classi che oggi non lo adottano, e che sono oltre 86.000, servirebbero almeno 43.000 insegnanti in più, e si dovrebbe inoltre considerare il fabbisogno aggiuntivo di collaboratori scolastici – il cui organico, già oggi insufficiente, è fermo da anni – in modo da assicurare assistenza e vigilanza per un arco di tempo maggiore. Senza contare infine che il tempo pieno, per essere organizzato, richiede l’attivazione di servizi di supporto (in primis la mensa) da parte dell’ente locale, con un impegno certamente non indifferente e del quale, ahimé, per ragioni diverse si stenta a cogliere segnali.
Di tutto questo si tratta, ed è bene saperlo, se se ne vuole parlare a ragion veduta. Ben vengano i 2000 insegnanti in più promessi dal Governo, ce ne sarebbe tranto bisogno già adesso, magari per decongestionare tante classi sovraffollate. Ma non si voglia far credere che bastino per dare a tutti il tempo pieno, sarebbe una battuta priva di alcuna credibilità e francamente la scuola, già troppe volte oggetto di protagonismi a colpi di spot, di questo non avverte proprio alcuna necessità.
Roma, 17 novembre 2018
Maddalena Gissi, segretaria generale CISL Scuola