Anno nuovo, soliti problemi. Non può essere un alibi, piuttosto un’aggravante. Dichiarazione di Ivana Barbacci
A pochi giorni all’avvio del nuovo anno scolastico, si ripropongono le criticità di sempre. Nessun fatalismo, al contrario: proprio perché si tratta di problemi ricorrenti, è ancora più evidente la responsabilità nel non venirne a mai a capo. Si fa ancora più affannosa quest’anno, se possibile, la gestione delle operazioni di nomina, a causa del ritardo con cui avvengono, maggiore rispetto agli anni precedenti. Da qui la necessità, che riteniamo ineludibile, di anticipare sensibilmente, già dal prossimo anno, i tempi di gestione delle operazioni. A partire dalle nomine in ruolo, da completare entro e non oltre il mese di luglio.
Un po’ di numeri, partendo dai docenti: sono 64.156 i posti liberi, ma si potranno fare al massimo 45.924 assunzioni, con un “buco” di 19.032 posti che andranno a supplenza in attesa di un nuovo concorso in ottobre. Tutto ciò deriva da cause remote e da altre più recenti: queste ultime sono le regole in tema di reclutamento introdotte con la riforma del 2022 in attuazione del PNRR. Pur in presenza di docenti che hanno superato positivamente il precedente concorso del 2020 e quello ultimo del 2024, questi non si possono assumere e pertanto i 19.000 posti restano liberi, a disposizione di un nuovo concorso. Regole che hanno poco senso e si dimostrano del tutto inefficaci: ne abbiamo chiesto con forza la modifica nell’incontro con il ministro Valditara avvenuto alla fine di luglio. Ad oggi, considerando che solo il 50% dei concorsi si è concluso con la pubblicazione delle graduatorie, è scontato che l’obiettivo delle 45.000 assunzioni resterà in gran parte sulla carta.
Ancora una volta, e questo è la causa remota di cui si è detto, scontiamo i limiti di un sistema di reclutamento centrato esclusivamente sui concorsi per esami, laddove andrebbe reso strutturale un modello che preveda l’utilizzo di un secondo canale di reclutamento, quello delle GPS, come sta avvenendo per il quarto anno, con esiti positivi, sui posti di sostegno.
Proprio sul sostegno, dove si prevede anche quest’anno il maggior numero di supplenze, occorre sciogliere a monte un altro nodo, che è quello di dare stabilità agli oltre 100.000 posti istituiti ogni anno in deroga, cioè con una modalità inevitabilmente provvisoria e fonte di una estesa precarietà del lavoro. Più volte abbiamo chiesto di incrementare il numero dei posti di sostegno in organico di diritto: il ministro ha dato segnali di disponibilità in questa direzione, vedremo in legge di bilancio se ci sarà una risposta concreta. Quanto alla carenza di personale specializzato in determinate aree territoriali, non sappiamo se e quanto potranno risolvere il problema la minicall veloce (senza farsi illusioni), e in prospettiva, i nuovi percorsi di specializzazione affidati a INDIRE.
Alle supplenze su sostegno si aggiungono con molta probabilità altre 100.000 nomine per coprire le cattedre disponibili fino al 30 giugno, confermando ancora una volta, purtroppo, che la supplentite resta una malattia assai difficile da curare, se non si fanno le scelte necessarie sul reclutamento e sulla gestione degli organici.
Una situazione analoga si registra sul versante del personale ATA. Con le nomine in ruolo da fare nei prossimi giorni si copriranno solo un terzo dei posti liberi, a causa della limitazione posta per legge alle assunzioni, possibili sono nei limiti del turn over. Una limitazione che da tempo chiediamo sia rimossa con un opportuno ihtervento legislativo. Oggi, su un totale di 30.581 posti liberi se ne potranno coprire solo 10.336. Il resto andrà a supplenza. In questa situazione, venendo meno anche i posti autorizzati in via straordinaria per il supporto ai progetti PNRR (che però vanno avanti!), a settembre le scuole si troveranno un sovraccarico di lavoro con segreterie sotto organico.
Unica nota positiva, l’assunzione nel nuovo profilo di funzionario di 1.192 ex assistenti amministrativi, che avranno un incarico stabile da Direttore dei servizi. Si dimezza così la precarietà sulle qualifiche apicali nelle segreterie scolastiche: un risultato importante ottenuto grazie al nuovo CCNL, che ha permesso di rimediare a una situazione rimasta irrisolta per anni.
Sui dirigenti scolastici, la partita è oggi nelle mani – anche qui gli eventi si ripetono – della giustizia amministrativa, con tutte le incognite legate all’esito e ai tempi di soluzione del contenzioso. L’unica certezza ad oggi è che ci ritroveremo, purtroppo, con centinaia di scuole prive di dirigente e da affidare in reggenza. Non è certo una situazione confortante, dopo un dimensionamento degli istituti che aveva, tra gli obiettivi, quello di avere un dirigente titolare in ogni scuola, obiettivo che rischia di essere clamorosamente mancato.
Roma, 21 agosto 2024
Ivana Barbacci, segretaria generale CISL Scuola