Sugli esami di Stato le proposte del CSPI in due articolati pareri
Costretto da una tempistica che non agevola certo il lavoro di un organismo chiamato a formulare pareri sugli atti sottoposti al suo esame, come chiaramente evidenziato nelle premesse di entrambi i documenti votati nella serata del 7 febbraio (un terzo parere, positivo, ha riguardato la composizione delle commissioni), il CSPI si è pronunciato sulle bozze di ordinanza ministeriale riguardanti gli esami di Stato del I e del II ciclo. La formulazione dei pareri è in realtà un po’ più complessa di quanto non appaia in alcuni resconti di stampa, che li riportano come una “bocciatura” dell’ipotesi di un ritorno ad esami con più prove: a ben vedere, le argomentazioni addotte evidenziano elementi di criticità a partire dai quali l’esito potrebbe essere addirittura, e certo paradossalmente, di segno opposto. Per il I ciclo, ad esempio, dopo essersi espresso favorevolmente rispetto all’effettuazione dell’esame in presenza, come “segno del bisogno di ritrovare una normalità” dopo due anni di emergenza sanitaria, il Consiglio stigmatizza la “decurtazione di una prova scritta” (quella di lingua straniera), sostenendone la rilevanza “per verificare competenze di fondamentale importanza in ambito europeo e internazionale“, paventando inoltre la possibile creazione di gerarchie tra le discipline, che renderebbero le lingue straniere “ancillari” rispetto a Italiano e Matematica. Segue una lunga disamina sulle difficoltà vissute a causa dell’emergenza pandemica, sull’impatto che queste hanno avuto specie sugli alunni in condizioni di maggior disagio, affrontando poi in termini più generali il tema dei modelli valutativi che sarebbe opportuno seguire nell’esame di Stato. Da qui la richiesta al Ministro di rendere coerente lo schema dell’ordinanza con le criticità evidenziate, suggerendo l’ipotesi di “una prova sostitutiva delle prove di cui all’articolo 8, commi 4 e 5, del decreto legislativo 62/2017“.
Per il II ciclo, dopo aver sottolineato l’incoerenza di modalità comunicative molto discutibili da parte del Ministero, con annunci e anticipazioni che non hanno poi trovato riscontro nello schema di ordinanza trasmesso, o con la diffusione di contenuti prima ancora di aver acquisito il prescritto parere, il CSPI richiama anzitutto il valore della prova scritta di italiano, da non intendersi solo come verifica finale, ma come incentivo a “coltivare e mantenere nei ragazzi la capacità di argomentare e scrivere intorno a un pensiero“. Segue la raccomandazione a tener conto, nella predisposizione della traccia, delle particolari condizioni in cui la vita scolastica è stata condotta negli ultimi tre anni.
Numerose invece le criticità che nel parere vengono espresse riguardo alla prova di indirizzo, a partire dal fatto che detta prova, non avendo carattere nazionale perché la sua formulazione sarebbe affidata alle commissioni, “non garantisce uniformità nella verifica dei livelli di apprendimento raggiunti“. Viene inoltre denunciato il rischio che la prova affidata a un docente della disciplina “diventi di fatto una semplice riproposizione” di prove già effettuate durante l’anno.
Ciò premesso, il CSPI invita a individuare “altre modalità e strumenti che consentano di accertare i livelli raggiunti nelle discipline di indirizzo…. senza dover far ricorso necessariamente alla prevista seconda prova scritta“.
La decisione, in sostanza, è rimessa al decisore politico, anche se non è facile immaginare in che cosa possano consistere “altre modalità e strumenti” se non investendo con decisione sul ruolo dei consigli di classe, ma dovendo nel contempo tenere conto del rilievo mosso in precedenza sulla “non garanzia di uniformità” da parte di una prova che, afferma il CSPI, “ha una valenza fondamentale per garantire l’omogeneità nell’esame di Stato“.
In allegato i testi dei pareri, che coma riportato dai giornali sono stati votati a maggioranza (contraria la consigliera Elena Centemero, astenuta la consigliera Maria Latella).