La classi ghetto sono contro la Costituzione. La Ministra Fedeli risponde a una lettera di Repubblica
“Lavorare in classi disomogenee è più difficile: ma la missione della scuola è quella di fare di ogni differenza una ricchezza”. È arrivata subito la risposta della Ministra Valeria Fedeli, dopo la lettera pubblicata su Repubblica del 5 luglio di Franco Lorenzoni, maestro elementare. Lorenzoni ha scritto alla Ministra per richiamare l’attenzione sulla composizione delle classi.
Il maestro citava i dati dell’Invalsi (lstituto Nazionale di Valutazione del Sistema di Istruzione) sulla composizione delle classi e ricordava che una classe dovrebbe avere al proprio interno alunni più ricchi e più poveri, alunni più preparati e alunni meno preparati e che spesso, però, ciò non avviene: “I dati Invalsi dicono che la variabilità tra le classi, che dovrebbe aggirarsi intorno al 5-6 %, in Italia è intorno al 14% e al Sud tocca il 27%, più del quadruplo del valore fisiologico. In più di un terzo delle scuole, dunque, si realizza una vera e propria segregazione per cui molti alunni sono raggruppati per condizioni socio-economiche simili”, scrive Lorenzoni nella lettera ospitata nella rubrica curata dalla giornalista Concita De Gregorio.
Oggi Repubblica dà spazio alla replica della Ministra Fedeli. “Gentile professor Lorenzoni – scrive Fedeli – ho letto con attenzione la sua lettera pubblicata ieri nella rubrica ‘Invece Concita’ di Repubblica, che ho molto apprezzato perché rilancia una questione per me cruciale: l’importanza dello studio come strumento di mobilità sociale”.
La Ministra ricorda come sia proprio la scuola a garantire a ragazze e ragazzi la possibilità non solo di essere autonomi, ma di essere cittadini consapevoli, a prescindere dalle condizioni dell’ambiente d’origine. I frequenti richiami a Don Milani di questo ultimo periodo, spiega la Ministra, devono proprio servire a ribadire l’idea di una scuola aperta e inclusiva. Quanto all’impegno per la rimozione delle differenze socio-economiche, Fedeli ha citato i dati dell’Ocse secondo cui nella scuola italiana queste differenze pesano meno rispetto agli altri Paesi. “Nel nostro Paese, in particolare al Sud, la variabilità dei risultati fra le classi, nelle prove nazionali di matematica e italiano, è ancora troppo alta”, ha ammesso la Ministra, avvertendo però che i dati che saranno presentati oggi disegnano una situazione che va migliorando, con una variabilità media dei punteggi fra le classi di una stessa scuola che sta passando in matematica dal 14,1% (con punte di oltre il 27% al Sud) del 2016 al 7,9% di media nazionale, che si avvicina alla media del 5-6% che dovrebbe rappresentare lo standard.
“Classi troppo omogenee, con alunne e alunni ‘raggruppati’ per ‘bravura’, rappresentano un fenomeno contrario ai principi della nostra Costituzione, che va arginato”, ha affermato Valeria Fedeli, concludendo la lettera. Per far ciò, nei prossimi giorni, il ministero scriverà ai dirigenti scolastici per invitarli “da un lato a respingere le pressioni di quelle famiglie che vogliono imporre la loro voce sulla formazione delle classi, dall’altro a farsi carico, insieme ai docenti, di scelte coerenti con la nostra Costituzione”.
La lettera alla Ministra Fedeli del mastro Lorenzoni era stata preceduta a sua volta dalla denuncia di una madre veneta che raccontava la situazione della scuola del suo paese in cui la dirigente scolastica aveva formato classi “normali” e classi “con problemi” (bambini con sostegno, bambini di nazionalità diverse, bambini ‘irrequieti’). L’articolo in cui compariva la denuncia di questa scuola era stato pubblicato in un articolo su Repubblica del 21 giugno.