Legge di bilancio 2018: nota su previdenza, fisco e riforme istituzionali
Il confronto con il Governo sulla Legge di Bilancio 2018 ha visto la nostra Organizzazione svolgere un ruolo particolarmente attivo ed è corretto declinarlo nell’insieme delle misure negoziate che, complessivamente, consentono di portare a casa un buon risultato, e non solo relativamente agli aspetti più legati al versante
previdenziale.
Un’intesa che segna il prosieguo nel rapporto tra la politica e corpi intermedi dopo un lungo tempo di ostracismi sulla contrattazione.
Un percorso tracciato dal protocollo del settembre dello scorso anno, che vide nella legge di stabilità 2017 il primo importante intervento sul blocco pensionistico e che registra nelle misure per il 2018 un ulteriore passo in avanti, da non sottovalutare, con un incremento di ulteriori 300 mil/€ sul versante previdenziale, insieme a 4,7 mld/€ ripartiti
su lavoro, giovani, imprese e Mezzogiorno.
Tutto questo è il risultato di una trattativa in cui la Cisl ha voluto spostare il baricentro del confronto su temi che hanno a che fare con la vita delle persone, sfilandosi da un dibattito molto ideologizzato e già improntato su una campagna elettorale partita con molto anticipo.
L’approccio alla legge di Bilancio avuto dalla nostra Confederazione è che, mai come oggi, sia fondamentale sostenere un confronto, anche su aspetti tecnici come una legge di Bilancio, che abbia la capacità di disegnare speranze e progetti per il futuro: per i giovani, per le lavoratrici e i lavoratori, per le pensionate e i pensionati, per le vere esigenze dell’Italia e per le sue aree in maggiore affanno.
Per questo motivo abbiamo approcciato ancora una volta i temi della previdenza, del fisco e degli assetti istituzionali pensando che fosse giusto partire da chi aveva maggior bisogno, dai più deboli, siano essi persone o territori, salvaguardando i lavoratori coinvolti nei processi di ristrutturazione o di crisi aziendale, i gravosi, gli usuranti, i
precoci e i pensionati, consapevoli che mai come oggi serve a questo Paese un grande progetto sociale, senza il quale saremo tutti più poveri, soli, malati, affamati e spaventati.
Per quanto ci riguarda è importante riscontrare, nel contributo che alleghiamo, quanto, “sulla persona e sul lavoro”, tema del nostro manifesto politico, contiene la norma di bilancio.
L’approfondimento curato dai colleghi del dipartimento Democrazia Economica, Fisco, Previdenza, Riforme Istituzionali, al quale seguirà un contributo sul Mezzogiorno, conferma che l’azione negoziale dell’Organizzazione è riuscita a mettere in sicurezza il lavoro degli ultimi tre anni, tenendo aperto il “cantiere previdenziale” e consentendo la ripartenza della contrattazione nel pubblico impiego, sia grazie alle risorse in essa contenute, sia grazie alle norme di carattere tributario che hanno salvaguardato il bonus fiscale a vantaggio dei lavoratori e delle lavoratrici con redditi più bassi.
Un segnale particolarmente rilevante, inoltre, è essere riusciti ad intervenire sul meccanismo dell’aspettativa di vita, individuando le 15 categorie che in modo macroscopico non possono continuare ad allungare la loro permanenza al lavoro, aprendo quindi il ragionamento sul principio per cui, se si abbassa l’aspettativa di vita si dovranno
rivedere i termini dell’uscita in quiescenza. Sono questi gli aspetti affidati allo studio di una Commissione che relazionerà in Parlamento in merito all’ aspettativa di vita per ogni lavoro.
Certo, non possiamo ancora accontentarci completamente rispetto ai temi oggetto della presente norma, che non risolve l’insieme dei problemi aperti di un Paese ancora lacerato: restano tante cose da fare, come testimoniano le previsioni non ancora incoraggianti di crescita del Pil (nonostante alcuni timidi segnali).
E’ per questo che dobbiamo continuare sulla strada del dialogo, offrendo le nostre sensibilità sociali all’attuale dibattito in essere. Ed è per questo che dovremo continuare a cercare soluzioni per le grandi questioni, a cui abbiamo accennato, alle quali la Legge di Bilancio offre delle aperture che dovranno attendere di essere verificate nei mesi a
venire.
E’ su tutto questo che va costruito quel Patto Sociale che serve al Paese, affrontando le sfide aperte con un modello di sviluppo nuovo e uno spirito propositivo, come ha sempre fatto la Cisl nell’arco della sua lunga storia.